Boston, giorno 1
La giornata è iniziata alle 10.00 all’aeroporto di Capodichino dal quale saremo partiti alla volta di Boston, con scalo a Monaco di Baviera.
Ai check-in c’è stato qualche piccolo inconveniente relativamente all’affido dei ragazzi minorenni ma per fortuna i documenti erano in ordine e siamo riusciti con tutta calma ad imbarcarci.
Per Giuseppe si trattava del primo volo, motivo per il quale gli è stato ceduto il posto d’onore lato finestrino. I ragazzi erano molto emozionati ed anche increduli dell’esperienza che li attende.
Il volo è stato molto tranquillo, il tempo di un panino offerto dalla compagnia, una bibita e siamo atterrati a Monaco. Giusto il tempo di passare un controllo della polizia e siamo scappati al successivo imbarco, questa volta diretti a Boston!
L’aereo è partito con trenta minuti di ritardo ma nel complesso è stato un volo estremamente tranquillo e confortevole. Per ogni passeggero era disponibile uno schermo interattivo con contenuti multimediali. Sono stati offerti due pasti dalla compagnia che ci hanno permesso di affrontare sazi le 8 ore circa di volo.
Finalmente atterrati a Boston siamo passati al controllo passaporti. Tipico poliziotto “sceriffesco” americano al quale dobbiamo spiegare nuovamente la storia dell’affido, ma poi capisco che a lui interessava come nelle migliori puntate di airport security il motivo del nostro viaggio. Quando ha sentito delle regate mi ha chiesto se saremmo tornati in Italia via mare. Magari…. Ma per quest’altra esperienza possiamo attendere ancora qualche anno ☺
Aspettiamo qualche minuto le valigie, i ragazzi cominciano a realizzare l’esperienza che stanno per vivere e agli arrivi ci sentiamo chiamare dalla gentilissima signora Maria Luisa Saraceno, venuta assieme al marito Giovanni per darci il benvenuto negli USA e accompagnarci da Giovanni a Winchester, una cittadina residenziale vicinissima a Boston, dove avremmo trascorso la prima notte.
Giovanni, presidente dell’associazione PIB, è un professionista estremamente attivo e assieme a tutta la sua famiglia ci ha accolto in maniera molto calorosa. È stato molto bello sentirsi un po’ a casa anche a Boston, non ci avremmo mai potuto pensare!
Dopo una pizza americana, due chiacchiere nella veranda della bellissima casa di Giovanni e poi tutti a dormire che domani ci aspetta una giornata piena. Speriamo che i ragazzi reggano il jet lag.
Giornata 2
La giornata è iniziata presto. Sveglia alle ore 6.45, colazione a casa di Giovanni con latte, cereali, waffle e sciroppo d’acero, doccia veloce e dopo un affettuoso saluto con la famiglia che ci ha ospitato abbiamo caricato i bagagli in auto e siamo partiti con Giovanni in direzione Boston dopo un breve tour della cittadina di Winchester. Arrivati a Boston siamo stati accolti nuovamente da Giovanni Saraceno che come un perfetto Cicerone ci ha accompagnato in auto per le strade di Boston per tutta la giornata al fine di avere una prima panoramica ampia della città.
A ora di pranzo siamo stati in un ristorante cinese gigantesco dove la cucina era decisamente buona. La cameriera ha consigliato ai ragazzi cosa prendere e a vedere i loro piatti credo che abbia avuto ragione.
Giovanni ci ha portato dopo pranzo in un’azienda di un suo amico italiano, il quale è riuscito ad avviare un’importante atttività di lavorazione di marmi e graniti.
Dopo pranzo i ragazzi accusano un po’ di jet lag e si addormentano per una trentina di minuti in auto, complice anche il pranzo luculliano offertoci da Giovanni.
Alle 15 siamo andati al summer camp dove lavora come volontaria Maria Luisa, la moglie di Giovanni. Tutti insieme abbiamo fatto un ultimo giro a Cambridge per respirare un po’ di prestigiosa aria universitaria e finalmente siamo arrivati al circolo del MIT dove avremmo avuto la possibilità di fare qualche bordo sul Charles river. Dopo una veloce presentazione con il coach del circolo che ci ha introdotto alcune regole di sicurezza e dato alcune informazioni logistiche, i ragazzi hanno prontamente armato il loro tech e sono scesi in acqua per provare questa nuova imbarcazione. Nel frattempo sono stato preso anche io dalla matta voglia di fare due bordi, quindi ho subito armato un secondo tech e, dopo aver iscritto le due imbarcazioni per una regata di esercitazione, sono subito sceso in acqua.
Dopo qualche bordo di prova iniziano le prime regatine a ripetizione. Tanta corrente, raffiche a 15 nodi ma queste imbarcazioni sono estremamente sicure e ti permettono di divertirti in piena sicurezza. Il formato delle regate è semplice e divertente. Partenza, bolina, poppa con cancello, e arrivo di bolina. Per la partenza danno 3 minuti e bandiera I se serviva.
Nel corso delle regate abbiamo dato prova delle capacità della nostra scuola vela, i ragazzi sono subito entrati in confidenza con la barca, concludendo tutte le regate (davvero tante!) nelle prime 5 posizioni. Non male tenuto conto di un campo di regata decisamente non banale e di una barca completamente nuova per loro. Io sono riuscito a difendermi abbastanza bene e sono riuscito a chiudere tutte le regate mai oltre la seconda posizione. Ho avuto anche modo di esercitare il mio inglese con il regolamento per un piccolo fraintendimento con uno dei regatanti. Regola 11, regola 18, regola 15, giusta rotta! Ma con spirito sereno e divertito. La vela ti fa perdere cognizione del tempo anche su un fiume, infatti avevo completamente rimosso che avevamo appuntamento con Frank e Antonella alle 19.30. Salutiamo gli altri regatanti e scappiamo a terra dove ci attendevano i nostri amici per andare tutti a cena. Antonella e Frank ci aspettavano al pontile, dopo esserci presentati disarmiamo subito le nostre imbarcazioni, sistemiamo tutto e carichiamo i bagagli nell’auto di Frank.
Arrivati nella sua splendida casa in pieno centro di Boston abbiamo mangiato un’ottima pasta cucinataci da Frank, i ragazzi hanno addentato diverse fette di carne e per concludere un ottimo dolce di mele preparatoci da Antonella. Abbiamo chiacchierato con i nostri nuovi amici cercando di esercitare un po’ il nostro inglese e dopo un affaccio dal terrazzo di Frank decidiamo che forse sarebbe stato il caso di concludere questa pienissima giornata bostoniana.